La relazione con l'altro. (Miriam Mason)

26.02.2017

"Le persone che non sanno ascoltare difficilmente vengono ascoltate"   (C. R. Rogers)

L'incontro con l'altro è un argomento che ci permette di riflettere su una dimensione che va ben oltre le singole entità "io" e "tu", oltre anche la semplice somma di queste due parti: incontrare l'altro significa partecipare ad una dimensione terza, quella intersoggettiva, relazionale.

Per entrare in questo "luogo dell'incontro" è necessario riconoscere l'alterità dell'altro, colui che identifico fuori di me, separato, differente, fuori dal mio campo personale.

Accade, però, che, a volte, nel nostro rapportarci agli altri non riconosciamo loro una propria identità, come fossero estensioni di noi stessi, immagini proiettate di noi, attraverso le quali vivere o rivivere esperienze o ancora, soddisfare i nostri bisogni. La relazione con l'altro, dunque, ci indica con estrema precisione lo stato del nostro relazionarci a noi stessi. Siamo capaci di accettare tutte le nostre parti, di prenderle tutte in consegna? Se siamo capaci di riappropriarci, accettandoli, di tutti i pezzetti di noi con i quali investiamo gli altri, allora il nostro senso d'unità è compiuto ed apre la strada all'autentico incontro con l'altro. In questo senso, si può parlare di convivenza: quando ci si propone la conoscenza, la relazione con l'estraneità, diversa da noi e pertanto arricchente.                                          (tratto da articolo dott.ssa Maria Raffaella Scotto)

... e secondo Carl R. Rogers ...

La persona acquista potere proprio mentre in qualche misura lo perde, mettendosi in gioco senza con-fondersi perché si sta con l'altro, ma non si è l'altro. Lasciandosi in qualche misura contaminare perché non c'è empatia senza provare a sentire cosa e come prova l'altro pur rimanendo se stessi. Non c'è nessuna pretesa di normalizzazione dell'altro e di cambiamento. Com-prendere è il terreno fertile, che produce una relazione empatica tra persone.

Per Rogers esiste una tendenza attualizzante, vale a dire la ferma convinzione che si possieda, nel qui ed ora, non solo i problemi ma anche le risorse per risolverli. L'ascolto produce auto-consapevolezza e attiva una forza e un'energia che ha una direzione fondamentalmente positiva. L'io, nella prospettiva rogersiana, non è mai sganciato da un tu che rispecchia e dalla responsabilità individuale e sociale che ci si prende.

Faccio mie le parole di Rogers, quando afferma che:

- Ha un grande valore il momento in cui posso permettermi di capire un'altra persona;

- Non produce alcun frutto, a lungo andare, nei rapporti interpersonali, comportarsi come se si fosse diversi da come si è;

- Ho tratto molte soddisfazioni dal fatto di poter accettare un'altra persona;

- Più sono aperto alle realtà presenti in me e negli altri, meno mi trovo desideroso di adagiarmi su 'cose stabilite';

- Posso fidarmi della mia esperienza, che è la maggiore autorità;

- I fatti sono miei amici;

- Nella persona vi è una forza che ha una direzione fondamentalmente positiva;

- La vita è un processo fluido e mutevole in cui niente è statico.

- Stare in contatto con le proprie emozioni, soprattutto le resistenze che non permettono l'instaurarsi di un rapporto libero = Accettazione incondizionata dell'altro.

- Non si dice tutto, ma tutto quello che si dice è vero = Autenticità.

- Il linguaggio non verbale e paraverbale è in armonia con il linguaggio verbale = Congruenza.

- Recuperare e vibrare, se possibile, stati d'animo analoghi a quelli dell'altro. Sentire e consapevolizzare l'altro di quella sua determinata emozione. Vestire i panni dell'altro (empatia), ma non essere l'altro (simpatia) = Empatia.
L'empatia (da empateia, passione) viene intesa come la comprensione dell'altro che si realizza, immergendosi nella sua soggettività, senza sconfinare nell'identificazione.

Rogers considera la salute mentale, il benessere, come la progressione normale della vita e la malattia mentale, il malessere, come distorsioni della "tendenza attualizzante". Questa è una forza che può essere definita come l'orientamento fondamentale dell'organismo, nella sua totalità, ad attualizzare le proprie potenzialità. Se la nozione dell'Io è realistica, cioè se vi è corrispondenza tra gli attributi che il soggetto crede di possedere e quelli che effettivamente possiede, egli sarà congruente e la persona potrà svilupparsi in modo unitario, autonomo e soddisfacente.

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